Monte Cervino

Il Cervino è stato la mia prima grande uscita alpinistica, non ci avevo mai pensato ritenendolo impossibile per me e poi un giorno me l’ha suggerito un collega e mi ha proposto di farlo con un suo amico guida, Ivan Bianchi; me lo sono messo in testa, è diventato il mio chiodo fisso, mi sono allenata tantissimo ma, nonostante avessi raggiunto la preparazione adeguata, non mi sentivo all’altezza.

Il 4 luglio con Ivan abbiamo fatto la Pointe du Tsan, una bellissima cresta considerata l’esame di ammissione al Cervino e ho superato la prova, il sogno è diventato un obiettivo concreto e programmiamo la gita.

Martedì 21 luglio mi incontro con Ivan a Cervinia, passiamo all’ufficio guide a salutare, quindi saliamo all’Oriondé con la jeep e facciamo colazione al rifugio.

Partiamo verso le 10 sul sentiero, passiamo davanti alla Croce Carrel e poi oltre, arriviamo al famoso sasso dello zuccherino e ci leghiamo, la traccia si fa più ripida, il passo rallenta, occorre più attenzione, incontriamo gli alpinisti che scendono tutti contenti.

Superiamo un traverso un po' delicato e raggiungiamo il Colle del Leone, bene la prima tappa di oggi è raggiunta, dall’altra parte la Svizzera, un ultimo sforzo e arriviamo al Rifugio Carrel, ottimo, la capanna è arroccata sulla cresta tra l’Italia e la Svizzera, comprende un settore ad uso bivacco per gli alpinisti fai da te e un altro riservato alle guide con i loro clienti con un angolo cottura e un tavolo con panche, i posti letto sono sul soppalco.

Passiamo il pomeriggio a riordinare le scorte nella dispensa, a bere e a riposarci, poi arrivano altre due guide con i clienti. L’elicottero rifornisce il rifugio di acqua e viveri e porta a valle i rifiuti. Per cena Ivan prepara una mega spaghettata che gustiamo tutti insieme piacevolmente. Riassettiamo la cucina e poi a nanna.

Ovviamente dormo pochissimo, la notte è lunga, la quota a 3800 metri si fa sentire, ho il cuore pieno di ansia e agitazione. Ho paura, ce la metterò tutta ma sarà dura, spero che il tempo ci accompagni e che le condizioni della montagna mi consentano di realizzare questo sogno.

Si alza la coppia che deve partire prima perché farà la traversata, poi ci alziamo noi, facciamo colazione e ci prepariamo: non mi sembra vero, sto proprio partendo per il Cervino … boh … spero di riuscire.
Usciamo e, dalla luce, dal calore e dalla protezione del rifugio, mi ritrovo di colpo nel buio della notte … panico … si vede veramente poco, quindi adesso basta pensieri mi devo concentrare per mettere bene mani e piedi e non commettere errori; davanti a noi le lucine delle frontali segnano la via di salita, ci avviamo.
Saliamo, non so dove mi trovo, seguo passo passo Ivan, voglio solo salire; la cresta è un continuo alternarsi di tratti da fare in conserva ad altri da scalare che mi consentono di riprendere fiato, alcuni tratti sono attrezzati con i canaponi; raggiungiamo e superiamo alcune cordate; finalmente arriviamo al Pic Tyndall dove ci ritroviamo con la coppia che era partita prima di noi, ci fermiamo e ci rifocilliamo, stiamo salendo bene e siamo già a buon punto, comincio a pensare che potrei riuscire.

È ormai giorno, ma trovandoci sul versante ovest della montagna fa abbastanza freddo; il Cervino proietta la sua ombra gigantesca alle nostre spalle, a sud tutta la conca di Plan Maison e lontano il Monte Rosa, a nord le montagne svizzere.

Ripartiamo, superiamo la scala Jordan, scaliamo, camminiamo, ho il cuore in gola, ci sarà ancora tanto? ma quando arriveremo? poi, ad un certo punto, Ivan mi chiede di passare davanti, ma … perché? … ah … ok forse ho capito … wow … mi rendo conto di essere su, salgo ancora, esco dall’ombra e mi colpisce la luce del sole, sopra non c’è più roccia da scalare, non c’è più nulla da salire, la cresta prosegue praticamente in piano, un passo dopo l’altro … lentamente … sono momenti memorabili questi… non ci credo … il mio sogno si sta avverando … ancora qualche istante e sarò sul CERVINO … mi pervade una profonda emozione … la stessa che sto rivivendo adesso mentre scrivo … sto per raccogliere i frutti di tutto l’allenamento che mi sono fatta per mesi … è fatta … arrivo alla croce di vetta … strette di mano, abbracci, scambi di congratulazioni e ringraziamenti … niente e nessuno mi può distogliere dai miei pensieri … sono sul Cervino … il mio Cervino … me lo voglio vivere tutto … a modo mio …

Qualche minuto ma poi devo tornare alla realtà, la cresta è stretta, dobbiamo lasciare spazio agli altri alpinisti, torniamo indietro e ci fermiamo un momento; comincio a rilassarmi … ma per poco … ho realizzato soltanto il primo obiettivo … devo ancora affrontare la discesa … la parte che mi fa più paura … ma sì … scenderò piano piano, non c’è fretta, la giornata è bella.

Ivan mi guida con professionalità nel scegliere la via migliore, la discesa è lunga, incrociamo le cordate che stanno salendo, ogni passo ci fa perdere quota.

Ripercorriamo la strada di salita, ogni passaggio ha un nome e una storia ma io non ne sono particolarmente interessata perché sono concentrata sulla discesa, da questa prospettiva è abbastanza impressionante, si disarrampica, si cammina, ci si sposta dal versante italiano a quello svizzero o si sta sul filo, ci si cala, si percorrono cenge, è lunghissima interminabile e dire che stamattina l’abbiamo fatta tutta in salita, nella parte bassa ci raggiunge la nebbia dalla parte italiana, mi preoccupa, ma Ivan è tranquillo, quindi ho fiducia in lui.

E poi con grande sollievo spunta il tetto della capanna, finalmente … giù lungo la corda della sveglia ed è fatta … adesso sì che posso dire di aver quasi fatto il Cervino.

Pausa più che meritata nel rifugio e poi l’ultimo sforzo per tornare a valle, un tratto ancora lungo, impegnativo nella parte alta, ma percorso con entusiasmo e il desiderio di portare a termine l’impresa.

Eh sì, ce l’ho fatta, pazzesco, devo crederci, è vero, ho fatto il Cervino, me lo ripeto mentalmente mille volte, sono al settimo cielo, me lo guardo e lo ripercorro tutto, la fatica, l’ansia, l’attesa, la speranza … è finita … rimane la soddisfazione di esserci riuscita, me lo guardo e lo vedo diverso e da ora lo vedrò sempre così … il Cervino … grazie.

Il Cervino non è una montagna qualunque, è la montagna per eccellenza, ha proprio la forma classica della montagna, lo conoscono tutti, lo dovevo salire e ce l’ho fatta, sono felicissima, mi ha dato un’intensa emozione, indimenticabile, dopo ho fatto tante altre gite, ma il Cervino è unico e mi rimarrà sempre nel cuore.
Ho apprezzato molto anche la partecipazione che mi ha dimostrato la Società Guide del Cervino: il primo giorno mi ha accolta con calore e il giorno dopo ha condiviso il mio entusiasmo, mi ha regalato la spilla e il diploma, mi ha inserita nel Club Amici del Cervino e periodicamente mi informa sugli avvenimenti che organizza mantenendo tutt’ora questo legame.

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